

Ricomincio da qui
Me ne accorgo così
Da un sospiro a colazione
Non mi piace sia tu
Il centro di me
Inizia così la canzone di Malika Ayane che ha vinto il premio della critica a Sanremo 2010 e che mi ricorda tanto Déjeuner du matin di Jacques Prévert. Quante volte ci è successo di sentire questo senso di oppressione che si crea di fronte all’incomunicabilità all’interno di una relazione? Per me questa canzone è un piccolo gioiello, che riesce con grande efficacia a raccontare il difficile equilibrio tra il me e il noi, tra il bisogno di libertà e di appartenenza. È come una danza, in cui i ballerini si avvicinano e si allontanano tra loro in un continuo gioco tra le parti. Se mi avvicino troppo non ho più spazio di movimento, oppure divento di intralcio per il movimento dell’altro. Del resto, se mi allontano, guadagno spazio, autonomia e aumenta il mio margine di movimento ma rischio di perdere quel legame sottile che mi fa vibrare armonicamente in un unico respiro insieme all’altro. Non a caso l’insieme della compagnia di danza si chiama ‘corpo di ballo’, non so quale sia esattamente l’origine di questo modo di dire ma a me piace pensare che sia entrato nell’uso perché i ballerini devono stabilire una relazione tra loro creando un unico corpo in cui l’energia scorre e freme all’unisono.
Una relazione non è mai qualcosa di statico, ma un’entità dinamica in cui le istanze mie e dell’altro sono in continua tensione tra loro nella ricerca di un equilibrio sempre nuovo, tra bisogno di riconoscimento ed espressione di sé. Da un lato, c’è il piacere di trovare nell’altro qualcosa di familiare e che ci fa sentire come se fossimo finalmente a casa. Dall’altro, c’è il desiderio di scoprire le parti in ombra dell’altro e anche le nostre, attraverso di lui. È come un gioco di specchi.
Quando l’equilibrio si spezza quella che era stata la nostra zona di comfort diventa una gabbia. E non è affatto facile ammettere il bisogno di evasione, né con noi stessi, né con l’altro. Siamo di fronte ad un bivio. La scelta tra certezza e incertezza. Si tratta di decidere se soffocare gradualmente una parte di noi oppure lasciare andare un pezzo del nostro passato per fare spazio a qualcosa di nuovo. Sarà come voltare pagina, come essere a un nuovo capoverso. E la cosa migliore sarà partire da sé.
Sorriderò prima di andare
Basterà un soffio e sparirò
Forse sarà pericoloso
Forse sarà la libertà
Mi guarderai e vedrai una
Eppure non sarò sola
Una novità sarà
E mi porterà
A non fermarmi mai
Non voltarmi mai
Non pentirmi mai