

I sensi di colpa della mia generazione
Ho vissuto per anni attanagliata dai sensi di colpa. Mi ero convinta di non essere abbastanza brava come donna, come madre e come moglie. Ad un certo punto, è come se questo senso di fallimento che avevo appreso, fosse diventato parte di me, parte della mia identità. Confrontandomi con altre donne mi sono accorta che la mia condizione era molto diffusa. Anzi, ho scoperto che donne che io ammiravo e ritenevo assolutamente brillanti, nonostante il successo in alcuni ambiti della loro vita, avevano anche loro dei forti sensi di colpa legati a qualche altro ambito di vita. Mi sono interrogata su questo fenomeno apparentemente strano eppure così diffuso. Se c’è una cosa che ho imparato bene facendo la psicologa è proprio interrogarmi e mettere in discussione quasi ogni cosa, non dare niente per scontato e non chiudermi nel pregiudizio.
Credo che all’origine di questi sensi di colpa ci sia l’educazione che abbiamo ricevuto. Sono nata negli anni settanta. Faccio parte di quella generazione che è venuta dopo i Baby Boomers e prima dei Millennials. La mia è una generazione Spiralata, come il cavo del telefono a rotella. Progettato per essere flessibile, per adattarsi ad essere usato a varie distanze, allungandosi e riaccorciandosi per permettere di impugnare la cornetta con disinvoltura. Eppure, quel filo era quasi perennemente e irrimediabilmente infrenato. Proprio come noi. Che ci in-freniamo inciampando quotidianamente contro delle aspettative contraddittorie.
Le mamme ci parlavano di emancipazione femminile, di indipendenza, ma riattaccavano il telefono al rumore della porta quando il marito rientrava. Il messaggio che sul piano verbale era “Alza la testa”, sul piano comportamentale era “Abbassa la voce”. Abbastanza contraddittorio vero?
Gregory Bateson, il capostipite della psicoterapia sistemico relazionale, nel 1972 ha pubblicato la teoria del doppio legame nel libro che si intitola Verso un’ecologia della mente. Secondo Bateson, un doppio legame è un dilemma comunicativo dovuto alla contraddizione tra due o più messaggi. In questa situazione, alla fine, non importa cosa viene fatto perché ogni scelta è un errore. È una situazione comunicativa che genera sofferenza e che può portare anche a disturbi psicologici.
Un esempio di comunicazione con doppio legame può essere l’affermazione di “essere spontanea”. Questo è un doppio messaggio dalla realizzazione impossibile. Se non sono spontanea non rispetto il mandato. E se lo sono, non posso essere considerata spontanea in quanto tale, poiché l’obbedienza alla comunicazione implica non spontaneità.
Allo stesso modo,noi siamo cresciute fra obiettivi irrinunciabili e allo stesso tempo incompatibili tra loro. Ci hanno lasciato credere che non dovevamo rassegnarci a scegliere tra carriera e famiglia, ma quello che si osserva sempre più spesso è che non riusciamo ad avere nessuna delle due. Siamo una generazione di donne programmate per sentirsi in colpa. Non ci arrendiamo, continuiamo ad infrenarci nella stanchezza e nei sensi di colpa. Quello che ci serve è il coraggio di mollare, di non farcela, di delegare. Il coraggio di prenderci cura di noi senza il bisogno di scuse o di giustificazioni.